Da questo abbandono

“La natura si occulta dietro una realtà apparente. Solo l’artista è ammesso nel recinto misterioso dove si sprigiona, per un’improvvisa fiducia, quel corto circuito di simpatia in virtù del quale la natura cede e si manifesta.

L’opera nasce da questo abbandono.

Fatto solare, l’ispirazione, per cui la natura s’inchina all’artista e domina obbedendo, amorosamente; fatto semplice e complesso come tutte le intimità naturali, volo meridiano dell’ape regina inseguita dal maschio.

Allo scultore questa sovranità è inesorabilmente negata. La natura gli fu madre per brevissimi giorni: fu rivelazione o scoperta, mai fonte d’ispirazione.

L’uomo, unico soggetto, divenne nei secoli oggetto e si ridusse a costume.

Per placare le allusive paure, incalzanti dalla terra dal mare dal celo, nacque, strumento dell’idolatria, la statuaria, e fissò gl’ignoti fantasmi in immagini distinte da particolari attributi.

Incanto e sgomento primordiali le diedero autentica bellezza; ma svelato fin dall’infanzia del mondo ogni mistero, esaurite le passioni, la scultura divenne pietosa ripetizione.

[…]

Una volta le stelle erano stelle, ora non sono che sistemi. Non ha più ragione il volo, ma il calcolo.

(Arturo Martini – La scultura lingua morta)

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