La democrazia è un concetto troppo intelligente

“L’articolo su “certo rap” (qui il link all’intervista) che mi ha fatto diventare Tema Caldo in poche ore sulla homepage di Repubblica, in realtà doveva essere un’intervista sul Nuovissimo canzoniere italiano, concerto con trenta colleghi che si terrà stasera a Milano. Da ieri mi becco insulti di tutti i tipi che includono me e membri della mia famiglia, addirittura mi danno del Fallito perché non sono in classifica o boiate simili. Lo riscrivo (tanto le persone interessate non lo leggeranno perché dopo due righe saranno già corse su Twitter) la mia NON ERA UN’INVETTIVA CONTRO TUTTO IL RAP, tant’è che ne consiglio pure uno della scena undergroud romana. 
Era sottinteso che mi riferissi a un “certo” tipo di rap, molto in voga, che per quanto mi riguarda ha davvero toccato il fondo, soprattutto dal punto di vista lessicale. Ma in una telefonica fatta in autostrada (con l’auricolare) mi veniva difficile sintetizzare un saggio sulla storia del rap. 
So chi sono i Public Enemy e so che in Italia abbiamo e abbiamo avuto dei fuoriclasse nel genere, confidavo nell’intelligenza di chi legge: mi sbagliavo. 
Oggi l’Italia è piena di Micro-lettori che si fermano al titolo per trarre le conclusioni e suonare le campane a morto.
Nel nostro paesello, secondo molti, la quantità e la visibilità corrisponde alla qualità. Come se le masse avessero sempre ragione (che poi è il concetto base della democrazia). Ora, non fatemi passare per antidemocratico, però dovete ammettere che tutte le volte che l’Italia deve scegliere tutta insieme è un disastro assicurato. Abbiamo bisogno, da sempre (basta aprire un qualsiasi sussidiario o testo accademico), di essere orientati dall’alto, di essere dominati, o se preferite il gergo rap: inculati. L’Italiano ha perso, da qualche parte nell’intestino del 900′, la capacità di scegliere. Dal Re a Mussolini, la P2 e Berlusconi , Grillo e Gue Pequeno abbiamo sempre delegato i nostri pensieri e il nostro futuro ad altri. Nel caso del “Re delle classifiche” dall’immaginario medioevale, principalmente sulla donna e sul futuro dei giovani, mi sono espresso liberamente e non ho problemi a ripeterlo: certo rap mi fa vergognare. 

Video con ragazze che leccano scarpe, consigli del tipo “fatti le bombe e resta a casa a giocare a PES” diventano mine in un momento storico così delicato. Parte del loro target è nato nei primi anni 90. In piena era B. 
Nati e cresciuti con l’idea che la competizione sia tutto: da Amici alla Prova del Cuoco.
La salvezza non sta nella bocca del cantautore, la massima aspirazione di quest’ultimo è l’essere pappagallo dei nostri anni e procurarsi qualche free-drink, spesso senza riuscire in nessuna delle due imprese (alcuni cantautori sono peggio delle peste). Mi hanno fatto una domanda specifica ed io ho risposto. Mi scuso con tutti quelli che si sono sentiti chiamati in causa (però vi consiglio d’imparare a leggere gli articoli fino in fondo e non solo i titoli delle interviste). 
Amo la musica in tutte le sue forme, tengo più a lei che a me, perché penso che è l’unica cosa che non potranno mai toglierci. Non potranno mai toglierci il piacere di fischiettare un motivetto che a volte riesce a cambiare il mondo. Dal supertelegattone a Bella Ciao, passando per Volare fino a Capolinea. Siamo fatti di acqua, vento e canzoni. Non siamo pronti per la democrazia, è un concetto troppo intelligente. Volete la soluzione? Non la so.”

Quei bravi ragazzi

Beh, sapete una cosa? Io non ce la faccio più.
In questi giorni, chiacchierando in rete e tra la gente vedo che sempre più persone della mia età, amici, alle prossime elezioni voteranno per il Movimento 5 Stelle. O meglio: per Grillo e la rappresentazione della realtà che si è creato attorno, perché chi siano davvero i candidati pare interessare a pochi. Lo so perché me lo dicono, mi domandano come la penso e magari danno per scontato che anch’io voterò così. Come se così facessero tutti, perché nostro dovere è “dare un segnale”, “essere di rottura”.
A me questa cosa non va giù. Nemmeno un po’.

Perché la maggioranza di costoro va a votare così per vedere eletta “gente onesta”, che onestamente scombussolerà le cose, secondo un principio di onestà e trasparenza che si basa soltanto sulla mera ignoranza costruita grazie all’essere stati per anni e anni alla finestra.
Non mi va giù perché un pseudo principio di onestà va facendo credere che gli altri siano tutti uno schifo, con una violenza verbale e un’illogicità che mi ha stufato.
Perché, vi svelo un segreto, siamo in Democrazia: e la partecipazione non è che sia stata eliminata in questi anni. L’avete non agita. È un’altra cosa.

[…]

E allora i miei coetanei che fino ad oggi hanno lasciato che il paese andasse dove andava aspettando che un uomo urlasse loro cosa fare, beh, mi fanno rabbia. Perché hanno delegato ad altri per anni il fare qualcosa, senza mai un minimo di sostegno, e poi adesso si preparano a sostenere qualcuno soltanto persostenere una rottura con un passato ed un presente che non si sono mai sporcati le mani per cambiare

Dopo la pioggia (Il blog di Sara R.)