Il paese che parla al futuro

“Domenico Modugno non poteva nascere in un posto qualunque. A Dio non bastò metterlo al mondo nel sud Italia, eleggendolo a quintessenza del “maschio latino”, romanticheggiante, solare, languido, donnaiolo e sciupafemmine. Volle fare di più: lo sistemò nel tacco della penisola, che sulla cartina geografica corrisponde alla Puglia. Lo condannò a lanciare il primo vagito nel paese più anomalo di questa regione: Polignano a Mare, trentatré chilometri a sud di Bari, il capoluogo, un pugno di casette bianche di calce a strapiombo sulle onde. Un borgo di pescatori e agricoltori che, unici nell’universo, si esprimono al futuro nel loro dialetto.

Affrontare i parametri temporali dei compaesani del Frank Sinatra italiano richiede una analitica sofistica e una sicumera di fronte all’ignoto pari a quella di François Mitterand. I parigini presero la Bastiglia, è vero, ma i polignanesi già dai tempi di Cesare hanno fatto di più: hanno stravolto i princìpi della logica. Ascoltate: se un italiano chiede all’amico “che facciamo ora?” il polignanese domanda: “Che faremo?”. Cantilena: “Andremo a casa tua?”. Si prodiga: “Che cosa mangerai?”. Voltaire rideva dei dogmi cattolici, ma nel paese natale di Modugno ci si fa beffe del tempo.

Esiste una via d’uscita? Possono gli uomini accettare il fatto che, mentre si vive, niente esiste perchè niente è ancora avvenuto? Si, e dal labirinto ci cava fuori un barista del posto, tale Giuseppe Torres, giovane ridanciano, vivacissimo ma anche ragionatore. Nel retrobottega del suo negozio, fermo, comprensivo, spiega: “Se a Polignano a Mare si tende a parlare al futuro, è per una questione di coerenza. Se io dico: “andremo a fare il bagno?”, è perchè l’azione non è ancora avvenuta. Dire: “dai, andiamo a mangiare”, è un errore grave. Tu hai forse già masticato? Hai le posate in mano mentre progetti il da farsi?”. Tanto basta.

Il Modugno, meridionale irrecuperabile, parla ancora oggi in polignanese con sapienza eccelsa, e se ne bea. Frastornato dall’imperio del futuro fin dalla culla, educato al sovvertimento della consecutio temporum, ha potuto guardare più avanti dei suoi simili. Per lui è sempre stato presente cio che per noi è da venire, e l’ha dimostrato.”

Alberto Selvaggi

Modugno, una biografia non autorizzata